Il 2025 non si è aperto bene per l’editoria italiana
Brutte notizie sul fronte dell’editoria italiana. È infatti uscita la ricerca AIE che fotografa la situazione del comparto nel nostro Paese. E i dati del primo trimestre del 2025 non sono per niente confortanti. Il rapporto presentato dall’Associazione Italiana Editori al Salone del Libro di Torino non lascia molto spazio ai dubbi. L’editoria italiana di varia (ovvero romanzi e saggi) è calata del 3,6% rispetto allo stesso periodo del 2024.
I dati tengono conto delle vendite sia nelle librerie fisiche che in quelle online e si traducono in una minore spesa degli italiani di 15,9 milioni di euro. Anche le copie calano (3,2%), con quasi un milione di libri acquistati in meno.
Già alla fine del 2024 la situazione era apparsa in flessione. L’editoria italiana allora aveva chiuso con un calo dello 0,9%, con 14,6 milioni di spesa in meno rispetto al 2023. In particolare era stata l’editoria universitaria a soffrire, con un calo del 15,1% (27,5 milioni di euro in meno).
Il calo delle vendite coinvolge tutte le tipologie di editoria, ma con qualche differenza. I grandi gruppi hanno visto un calo dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2024. I medi editori del 13,1%, mentre i piccoli del 7,3%.
A pesare, secondo l’AIE, sono soprattutto le mancate vendite dovuto alla fine dell’App18 introdotta dall’allora Governo Renzi. I 500 euro che i neo diciottenni avevano a disposizione hanno trainato a lungo buona parte delle vendite di settore, ma ora la situazione è cambiata. Il Governo Meloni, infatti, pur varando il Decreto Cultura, non ha rinnovato la piattaforma così com’era stata concepita. L’introduzione di due Carte della cultura e del merito, legate ora al reddito e all’andamento scolastico, ha pesato e non poco sul calo delle vendite.
Il calo attraversa un po’ tutti i generi letterari, con l’esclusione dei libri per bambini e ragazzi, le cui vendite sono invece cresciute (+ 5,4%). È da considerare, però, che questo settore è trainato quasi solamente dall’editoria della primissima infanzia, mentre le altre fasce d’età, complessivamente, calano anch’esse.
Altre considerazioni, di più lungo respiro, vedono la continua perdita delle librerie indipendenti, che nell’ultimo decennio hanno perso ben 1000 strutture, mentre l’ecommerce è calato a favore delle librerie fisiche. Ora la proporzione tra i due settori vede queste ultime raggiungere il 55,6% della quota totale. Inoltre, i manga e i fumetti, dopo la crescita degli anni scorsi, calano stavolta più di altri generi, con un -5,8% di vendite.