Ancora un calo per l’editoria italiana
Cattive notizie sul fronte dell’editoria in Italia. È uscito il nuovo report dell’AIE (Associazione Italiana Editori) che riporta i dati delle vendite da gennaio a ottobre 2024. I dati mostrano un calo, non enorme, ma comunque rilevante, nelle vendite dei libri di varia, cioè tutte le categorie tranne quelli scolastici. I numeri? Un milione e 685mila libri in meno, pari a -2,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Ovviamente, questo dato è strettamente connesso a quello sulla spesa, che cala di 12 milioni e 646mila euro, corrispondente a -1,1% rispetto al 2023.
Perché le vendite calano
È impossibile individuare un unico fattore che spieghi questo calo. Ci sono molteplici elementi che però vanno tenuti conto quando si parla di editoria in Italia. Innanzitutto, i destinatari del prodotto librario sono lettori occasionali, o “deboli”, come vengono definiti.
Questo significa che in Italia la cultura della lettura frequente non è consolidata, ma si basa, appunto, su acquisti e letture occasionali, che risentono quindi di fattori “eccezionali”. Un esempio? Durante il periodo della pandemia il mercato, sia digitale che cartaceo, è cresciuto molto a causa dell’immobilità forzata e dell’aumento del tempo libero.
Gli effetti positivi sono durati anche oltre, ma hanno cominciato a indebolirsi progressivamente, fino a invertire la tendenza. Conseguenza diretta di questo tipo di mercato è il fatto che l’industria libraria italiana non si basi sulla domanda, ma sull’offerta. Come anche per l’industria cinematografica, la presenza (o l’assenza) di titoli di grido condiziona fortemente il mercato delle vendite.
Nel 2024 non sono usciti libri considerati veri e propri bestseller e questo è evidenziato dal fatto che i dieci libri più venduti hanno visto una spesa di otto milioni di euro in meno rispetto al 2023 (600mila copie in meno).
Ci sono poi altre motivazioni e una è sicuramente il ridotto potere d’acquisto delle famiglie, che non considerano i libri come beni di prima necessità. A questo ha contribuito anche la fine del finanziamento del cosiddetto bonus cultura 18app, che dotava i giovani di 500 euro da spendere in prodotti culturali e rappresentava quasi un decimo di tutte le vendite in generale.
Come vanno i diversi generi
Nell’analisi dell’AIE vengono riportate anche le fluttuazioni che interessano i diversi generi letterari. Oltre al generale calo, spicca sicuramente la diminuzione netta delle vendite dei fumetti, che negli ultimi anni avevano rappresentato una parte importante del mercato totale. Anche i libri per bambini, la manualistica e la saggistica sono calate e non è bastata la crescita della narrativa italiana (e anche straniera) a compensare questo calo.
Analizzando più nel dettaglio la narrativa, la crescita più rilevante è stata quella del genere fantasy, con un aumento del 26% (circa un milione di vendite in più rispetto al 2023).
Chi è stato più colpito
Un settore molto colpito da questo caso è stato quello delle biblioteche. Sì, perché una parte rilevante delle vendite è rappresentata dagli acquisti delle biblioteche, che aumentano e rinnovano il proprio patrimonio. Durante la pandemia, nel 2020, era stato introdotto dal Governo uno speciale fondo di 30 milioni di euro all’anno destinato proprio a questi acquisti, a patto che le biblioteche si rifornissero per la maggior parte presso i rivenditori presenti nella loro zona.
Questo finanziamento è terminato quest’anno e l’impatto è stato particolarmente rilevante. Una nota importante: il dato non è presente nel rapporto dell’AIE e non inficia il calo delle vendite di cui si è parlato fino ad ora. Il motivo? Gli acquisti delle biblioteche vengono conteggiati a parte, ma se venissero inclusi nel dato generale il calo sarebbe ancora più marcato. Questo dimostra quindi che la situazione, tenendo conto anche di questo comparto, è più grave del previsto.
Il calo delle vendite ha riguardato un po’ tutti i circuiti di produzione, sia le case editrici grandi sia quelle minori. Ma sono queste ultime ad aver subito di più l’ondata negativa (tra -5,7% e -9,4%), mentre quelle più grandi (con un fatturato superiore ai 5 milioni di euro) hanno avuto una contrazione di meno dell’1%.
Insomma, un quadro poco confortante: sia le debolezze strutturali del sistema, sia le congiunture attuali non fanno prevedere nulla di buono per il 2026.