Notizie di libri da un mondo in guerra
A volte anche i numeri giocano brutti scherzi. Il 25 aprile, in Italia, festeggeremo l’Anniversario della liberazione dal nazifascismo. Saranno così passati i primi due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, che Putin ha scatenato – a suo dire – proprio per combattere i neonazisti.
In merito al conflitto, è uscito il 7 aprile Nella mente di Vladimir Putin, eBook pubblicato da La Nave di Teseo a firma di Elena Kostioukovitch. Scrittrice e traduttrice in italiano e in russo, dal 1996 è naturalizzata italiana, ma le sue radici affondano a Kiev, dove è nata. La Kostioukovitch cerca di far comprendere ai lettori “la vera causa della guerra contro l’Ucraina”, cioè la nascita e la diffusione della “dottrina dell’Universo Russo”.
Sempre il 7 aprile, è uscito in libreria Ucraina 24.02.2022, instant book a firma de Il Sole 24 Ore sulle cause e le conseguenze per l’Europa della guerra tra Russia e Ucraina.
I testi non giungono inaspettati, dal momento che l’Italia si è subito schierata a favore della pace in Ucraina, attuando una politica di esclusione della Russia anche dal mondo culturale.
Muri di guerra
Pochi giorni dopo l’inizio del conflitto, infatti, i promotori del Festival di fotografia europea di Reggio Emilia hanno annunciato l’annullamento della partecipazione della Russia come Paese ospite: “L’arte e la cultura dovrebbero sempre costruire ponti e non innalzare muri; tuttavia, non possono ritirarsi in torri d’avorio. C’è un tempo per affermare con fermezza il diritto dei popoli a vivere in pace e un tempo per aprirsi al dialogo e al confronto, senza che violenza e morte siano invitate al tavolo”.
Tra gli artisti esclusi, ha fatto scalpore il caso di Alexander Gronsky, arrestato a Mosca a inizio invasione proprio per le sue proteste contro la guerra. Il fotografo russo si è tuttavia schierato a favore della decisione degli organizzatori del Festival, perché “nessuno vuole avere a che fare con uno Stato terrorista”, anche se la cultura rimane sempre e comunque “il ponte principale che abbiamo tra i popoli”.
I casi di Milano e Bologna
Pochi giorni dopo il caso di Reggio Emilia, anche l’Università Bicocca di Milano ha suscitato non pochi malumori. Il motivo? La decisione di cancellare un breve corso di quattro lezioni su Dostoevskij tenuto da Paolo Nori, scrittore e studioso di letteratura russa. A seguito delle proteste di Nori, la Bicocca ha dato il via libera al corso, a patto che comprendesse anche qualche autore ucraino. La frettolosa e pasticciata retromarcia dell’Università ha generato un rifiuto netto da parte di Nori, che ha dichiarato sbigottito: “Essere un russo è una colpa. Anche essere un russo morto”.
Negli stessi giorni, la Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna ha sospeso la collaborazione con le organizzazioni ufficiali russe, in favore della promozione di editori, libri, illustratori e autori ucraini. Il Presidente dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi ha tuttavia ribadito il sostegno ai russi che “hanno firmato un appello a favore della pace e per la fine delle operazioni militari in Ucraina, dimostrando così il loro dissenso rispetto alle scelte del presidente Vladimir Putin”.
Letteratura censurata?
Ad ogni modo, il caso più eclatante è stato quello che ha coinvolto la casa editrice Voland, che fin dalla sua nascita ha mostrato uno spiccato interesse per la letteratura slava. Alla sua fondatrice Daniela di Sora sarebbe infatti arrivata una mail, inviata da alcune istituzioni culturali ucraine, con l’invito a boicottare i libri russi. La Di Sora si è detta sconcertata dall’episodio: “Scelgo i libri che, dal mio punto di vista, hanno un valore. Che questo valore sia storico, sociale, politico, antropologico, di costume, questo lo può benissimo decidere il lettore”. Inoltre, ha fatto notare la genesi del nome della sua casa editrice: “Il nome Voland viene da Bulgàkov, che come sappiamo era nato a Kiev e morì a Mosca: nel nostro catalogo ci sono autori russi e libri di autori ucraini. La letteratura unisce, crea ponti”.
Resilienza
A questi casi di “censura” (che hanno coinvolto anche fondazioni culturali di grande spessore come la Biennale di Venezia e il Teatro Petruzzelli di Bari), ci sono state tuttavia numerose eccezioni. Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, ha deciso di non chiudere il Museo delle Icone Russe a Palazzo Pitti. Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino, ha dichiarato che non boicotterà gli autori russi, nonostante l’assenza di delegazioni ufficiali legate al governo russo. Gian Maria Tosatti, direttore artistico della Quadriennale di Roma, ha fortemente condannato i divieti e le censure culturali, definendoli “l’anticamera della guerra”.
“The show can’t go on”, titola The Guardian. Che si scelga di dare ragione a una parte o all’altra, le conseguenze di questa guerra stanno inevitabilmente influenzando anche il mondo dell’arte, che dovrebbe essere invece super partes e promuovere messaggi di pace, bellezza e fratellanza universale.
Forse è proprio in Ucraina che possiamo trovare la risposta più potente a questa disgregazione culturale. “Il muro di libri di Kiev” è una fotografia scattata dall’architetto urbanista Lev Shevchenko, diventata ormai iconica sul Web. Ritrae l’esterno di un’abitazione in cui i libri sono stati eretti davanti alla finestra, probabilmente per proteggersi dall’eventuale rottura del vetro.
Una metafora contemporanea di come la letteratura possa difenderci dalla disumanità della guerra, declinata in tutte le sue forme. La disinformazione, l’ignoranza, la censura e la distruzione di ciò che ci rende profondamente umani.