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La Novella Orchidea

Il profumo della carta non esiste più

Ormai da quasi due decenni assistiamo al progressivo acuirsi di due fenomeni. Il primo è quello della diffusione sempre maggiore degli eBook e dei relativi eReader. Il secondo, sicuramente influenzato dal primo, è la crescente morbosità attorno al supporto fisico del libro cartaceo, con il “profumo della carta” contrapposto all’asetticità della plastica. Questa non è una riflessione in merito a dati particolari o a ricerche sul campo, ma solo il tentativo di trarre qualche spunto in merito ai due fenomeni.

L’eBook, pur non conoscendo un vero e proprio boom, si è ormai affermato come alternativa “concorrenziale” al libro cartaceo. Nessuna nuova edizione di un qualsivoglia romanzo, negli ultimi dieci anni, è uscita senza essere accompagnata dalla sua controparte digitale. A trainare tutto questo gli stores online, che hanno sfruttato appieno le immense possibilità del digitale per accumulare enormi database acquistabili e consultabili. Alcuni tra i maggiori, come Kobo e soprattutto Amazon, hanno iniziato a produrre direttamente lettori di eBook di ogni tipologia e fascia di prezzo. Questo, nel tentativo di chiudere il cerchio e diventare distributori di contenuto e contenitori.

Come cambia il ruolo dei distributori di libri

Ed è proprio partendo da qui che si innesta una prima riflessione. Mentre nel libro cartaceo supporto e contenuto sono fruibili contemporaneamente e sono inscindibili, almeno nella copia fisica del libro stesso, con il digitale questo paradigma cambia. Il supporto diventa un contenitore mobile e variabile dove i contenuti vengono accumulati, ma possono cambiare a seconda della scelta del lettore. L’eBook diventa quindi il mero contenuto in un insieme molto più grande, capace di contenerne migliaia. Il libro cartaceo, per ovvie ragioni, rimane invece confinato alla sua dimensione fisica. Partendo da queste constatazioni, viene da chiedersi quindi come si comporta quest’ultimo. Nonostante le fosche previsioni dei detrattori del digitale, l’editoria cartacea ha goduto e gode ancora di buona forma. Anzi, il trend di crescita del digitale e il possibile sorpasso “ai danni” del cartaceo sembrano essersi arrestati nel 2022, almeno in Italia. Questo conferma come il mondo dell’editoria sia molto suscettibile ai cambiamenti, ma anche adattabile. Le librerie fisiche, pur innovandosi, mantengono la loro funzione primaria di vendita dei libri cartacei. Le biblioteche accrescono la loro capacità di diffondere eBook. Sugli stores online, come già detto, libri cartacei e libri digitali condividono invece la medesima vetrina.

Il “profumo della carta” vs quello della plastica

Passiamo ora al secondo fenomeno. Molti di noi hanno assistono, in differenti modi, alla diatriba tra i sostenitori di un futuro solo digitale per i libri, i convinti fautori dell’insuperabilità del libro tradizionale e i lettori che attingono ad entrambi, spesso senza riuscire a “mediare” tra le due posizioni. I tradizionalisti portano a loro sostegno un particolare assioma, che tutti noi abbiamo sentito almeno una volta. I libri cartacei possiedono l’innegabile qualità di garantire “il profumo della carta” e “il fruscio delle pagine”, una soddisfazione fisica, visiva e olfattiva che i libri digitali non possono dare.

Nel tentativo di dare una spiegazione a questo fenomeno, nel 2015 il chimico inglese Andy Brunning aveva analizzato approfonditamente la struttura della carta stampata, con interessanti considerazioni. Il profumo dei libri, in particolar modo di quelli più antichi, deriva dalla cellulosa e dalla lignina che si degradano nel tempo. La carta ingiallisce e rilascia contemporaneamente composti organici. Le componenti individuate da Brunning sarebbero: vaniglia, benzaldeide (che aggiunge una sorta di sentore di mandorla), un’aroma floreale prodotto dall’etilesanolo e infine odori dolci prodotti dall’etilbenzene. La qualità superiore della carta odierna mitiga notevolmente questo fenomeno, in quanto soggetta ad un minore degrado e a un conseguente minore rilascio di questi odori.

Questa indubbia qualità del libro cartaceo ha portato a episodi di commercializzazione feticistica piuttosto estremi. Possiamo citare infatti lo “Smell of Books”, una sorta di spray da spruzzare sul proprio eReader per cercare di fargli avere il profumo della carta (inutile commentare un’invenzione così ridicola e potenzialmente pericolosa per il device stesso), ma anche il più recente “Eau de Bookstore”, nato dopo la pandemia e capace di far rivivere, con una spruzzata, i profumi tipici di una libreria.

Conclusioni?

Tutto questo porta a una riflessione finale, ma non definitiva. L’andamento del mercato è ondivago e influenzato da cambiamenti molto grandi, come può essere quello del COVID 19. Non è dato sapere se un supporto finirà per prevalere sull’altro, anche perché se il libro fisico mantiene la sua struttura sostanzialmente inalterata, quello digitale si evolve e si perfeziona nel tempo. Resta da vedere se arriverà un competitor tale da surclassare il vecchio e tradizionale supporto cartaceo. Intanto rimane un’analisi ben ponderata quella di Roberto Danese nel suo “Qualche riflessione prologica sulla lettura nell’era del digitale”. Una conclusione aperta sul ruolo che il libro cartaceo assumerà in maniera sempre più accentuata: quella di oggetto “prezioso ed esclusivo”, capace di avere un’attrattiva e uno scopo che esulano dal contenuto, più agevolmente veicolato e diffuso dal “cugino cattivo” digitale. La partita è aperta.

Dopo una lunga esperienza nella gestione dei forum e un'esperienza editoriale triennale a tutto campo in una redazione digitale, gestisco da nove anni la promozione della collana digitale "La Novella Orchidea".

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